Venerdì 9 Agosto 2024
Da qualche giorno sono a bordo della Life Support come soccorritore per una missione di Emergency. Stanotte, circa 24 ore dopo la partenza da Siracusa, abbiamo effettuato il nostro primo salvataggio di 37 persone.
Ora capisco perché ci siamo allenati così duramente, nei giorni precedenti, con esercitazioni e simulazioni di diversi scenari. Era fondamentale per comprendere il nostro ruolo, i limiti, le responsabilità, e per creare sintonia con gli altri membri dell’equipaggio. Stanotte, nel poco tempo che avevamo, siamo riusciti a intervenire rapidamente e in totale sicurezza.
I primi giorni a bordo sono stati i più difficili, ma mi sono pian piano ambientato al ritmo della nave. Non mi ero nemmeno accorto quando abbiamo lasciato gli ormeggi, e i motori sembrano non spegnersi mai. È complicato perché non ho mai navigato senza uno scopo preciso o un ruolo attivo; qui, invece, non ho un ruolo diretto nella navigazione, quindi non mi sento veramente in mare.
Nell'ultima regata a cui ho partecipato, ci sono stati tre naufraghi, e già mi sembravano tanti, ma erano Europei e dopo un’esperienza come questa ti rendi conto di quanto il passaporto possa essere un privilegio. Qui c’è un numero imprecisato di persone che rischiano la vita in mare. Oggi abbiamo soccorso 37 persone, ma sappiamo che ci sono altri barchini che avrebbero bisogno di aiuto.
Alla Life Support è stato assegnano il POS di Ortona come porto di sbarco e ora siamo diretti verso un altro caso di imbarcazione in distress.
Sabato 10 Agosto 2024
In sole 24 ore di navigazione abbiamo fatto due salvataggi: abbiamo salvato in tutto 65 persone. A bordo si usa l'inglese e una serie di protocolli che sembrano molto rigidi e gerarchici ma in realtà è solo perché tutto funzioni meglio.
Eravamo nella fase "search and hospitality": significa che abbiamo a bordo dei naufraghi ma è possibile che sulla rotta ne incontreremo altri. L'equipaggio è diviso tra lo shelter, dove stanno i naufraghi, e il bridge, dove si governa la nave e si fanno i turni con il binocolo per cercare il target. Verso le 19 siamo in tanti con il binocolo, Anabel Montes Mier, la nostra SAR Cordinator, chiede alla master se abbiamo una nave davanti a noi. No, radar e AIS non vedono nulla, quindi niente nave. Ma con i binocoli si vede qualcosa all'orizzonte, sembra enorme per uno strano effetto ottico. Viene dato il messaggio di prepararsi al rescue.
Io sono parte del SAR team, a bordo del RHIB 1 sono rescuer 1. Siamo in 6: boat leader, driver, cultural mediator, doctor e journalist.
Il sole è appena tramontato e il deck leader, un ex sommergibilista della Marina Militare, con una buona dose di ironia, sostiene che quello è l’unico istante in cui vorrebbe trovarsi nei panni dei migranti: appena prima di essere salvati. Proviamo a immaginarci cosa si possa provare a essere da 3 giorni sotto il sole cocente, alla deriva su una barca che non avanza più, ma scarroccia lentamente verso l'inferno da cui sei scappato.
Quando arriviamo stanno festeggiando, la prima cosa da fare è calmarli. Il ruolo della mediatrice culturale è fondamentale, è la prima persona che vedono e che capiscono. Molti di loro parlano arabo. Il discorso della mediatrice segue un protocollo per dare informazioni al boat leader che deciderà quindi come procedere con il salvataggio.
Ormai è quasi buio, il sole è tramontato da mezz’ora e un papà brandisce il suo bambino di 3 anni sopra di sé. Durante i training ci avevano fatto vedere dei video di rescue effettuati, in uno c'era un neonato incosciente che aveva impressionato tutti, e in quel momento il piccolo naufrago mi ha tolto il respiro, è cosciente?, mi sono chiesto.
Il papà è il più agitato, parla in arabo, vuole che prendiamo subito il bambino.
Fortunatamente sta bene.
In tanti si tengono per mano, alcuni, soprattutto una donna e una ragazza di 17 anni, non riescono a trattenere il sorriso. Ancora un po’ terrorizzate ma consapevoli di essere a un passo dalla salvezza.
Ora inizia per loro un altro viaggio, altrettanto complicato, ma anche questa volta, non saranno le difficoltà a fermarli.
Martedì 13 Agosto 2024
Si conclude l’esperienza di Ambrogio sulla “Life Support” di EMERGENCY dove era salito il 6 agosto scorso con il ruolo di soccorritore nel porto di Siracusa. Per Beccaria, che ha attraversato l’oceano Atlantico cinque volte negli ultimi due anni di cui due volte in solitario, è la prima volta a bordo di una nave umanitaria.
“Mi sono unito alla missione della ‘Life Support’ di EMERGENCY per tre ragioni – ha detto Ambrogio Beccaria appena sbarcato nel porto di Ortona – perché sono italiano, sono europeo e sono un marinaio. La questione dei migranti ci riguarda tutti perché queste persone arrivano in Italia, ma poi si spostano in cerca di lavoro e una vita migliore in tutta l’Europa. Dopo di ché uno dei valori fondanti dell’andare per mare è salvare chiunque si trovi in difficoltà in acqua. Tutto questo è molto molto, molto vicino ai miei valori”.
“Sono rimasto impressionato dalla ‘Life Support’ sia per dimensioni sia per per l’estrema preparazione del suo equipaggio: non mi aspettavo un livello così elevato di capacità di salvataggio nonostante la squadra cambi spesso. Ci sono naturalmente delle figure chiave che hanno moltissima esperienza e che rendono la vita bordo supporto un’esperienza unica e anche molto arricchente per me dal punto di vista umano e professionale. La necessità di avere dei protocolli chiari permette di limitare gli errori al minimo e questo è molto importante”.
I 65 naufraghi soccorsi, per la maggior parte uomini, ma tra loro anche una donna e una ragazza di 17 anni e alcuni minori non accompagnati, viaggiavano a bordo di una piccola barca in vetroresina e di un gommone. Le due operazioni che hanno portato al loro salvataggio e trasferimento al sicuro a bordo della Life Support di EMERGENCY sono avvenute entrambe il 9 agosto, la prima all’1.30 di notte circa la seconda attorno alle 20.30.
Dopo il primo soccorso alla nave è stato assegnato dall’MRCC italiano (Maritime Rescue Coordination Center) il POS (Place of safety) di Ortona, che è stato confermato come porto di sbarco anche una volta concluso il secondo intervento. Ci sono voluti più di tre giorni di navigazione – durante i quali è stata necessaria anche l’evacuazione medica di un ragazzo - per raggiungere l’Abruzzo dove poi i naufraghi sono sbarcati. I 64 naufraghi a bordo, che oggi hanno finalmente potuto toccare terra in luogo sicuro, provengono da Siria, Egitto, Eritrea e Bangladesh, paesi colpiti da guerra, violenze, povertà, insicurezza economica e politica.
La nave Sar di EMERGENCY, che opera nel Mediterraneo centrale da dicembre 2022, ha completato la sua ventitreesima missione e fino ad oggi ha soccorso un totale di 1.962 persone. Proprio una nave di EMERGENCY per svolgere missioni di Search end rescue, era l’ultimo grande desiderio di Gino Strada, fondatore della ONG, che ci ha lasciati esattamente 3 anni fa, il 13 agosto 2021.