LA STORIA E IL PERCORSO
Il percorso della The Transat CIC è caratterizzato da venti instabili e correnti contrarie, oltre che da un meteo assai poco clemente: poco o nulla è cambiato dalla sfida fin dalla sua creazione da quando cioè era ancora nota come la "Transat inglese" visto che per decenni il porto di partenza è stato Plymouth, così come era britannico il suo creatore. Organizzata originariamente dal Royal Western Yacht Club (RWYC) e sponsorizzata dal quotidiano inglese “The Observer”, da cui l'acronimo OSTAR (Observer Single-handed Trans-Atlantic Race,) fu inventata nel 1960 da Blondie Hasler. Nata come una scommessa e vinta nella sua prima edizione da Sir Francis Chichester, è diventata negli anni una regata leggendaria, cambiando numerose volte nome e nonostante e porti di partenza o arrivo, ma rimanendo ancora oggi una sfida oceanica imprescindibile.
Dal 1960 al 2000 la Ostar prese il nome di CSTAR e poi 1 Europe Star e univa velisti professionisti e non. Dall’edizione del 2004 si divide in due: la regata per Multi 50, Open 50 e Open 60 prende il nome di The Transat CIC e la vecchia Ostar viene spostata al 2005, tornando al suo spirito originario e diventando tuttavia una regata principalmente per velisti amatoriali, pur rimanendo durissima.
La The Transat CIC si svolge ogni 4 anni dal 1960 e ha visto navigare i più grandi marinai oceanici di sempre, oltre a Sir Francis Chichester: Eric Tabarly, Philippe Poupon, Michel Desjoyeaux, Loïck Peyron, Francis Joyon, François Gabart e Giovanni Soldini, che l’ha vinta due volte: nel 1996 con l’Open 50 e nel 2008 con il Class 40.
Sono stati tanti gli italiani alla Ostar: Alex Carozzo per primo nel 1968, poi tra gli altri Franco Faggioni nel ’72, Ida Castiglioni nel 1976, ancora oggi unica donna italiana ad aver partecipato, Edoardo Austoni, Franco Malingri, Vittorio Malingri, Giovanni Soldini e poi nell’edizione per non professionisti Franco Manzoli (che la vinse overall nel 2009) Andrea Mura (che la vinse nella sua classe nel 2013 e nel 2017) e Michele Zambelli.
LE PAROLE DI AMBROGIO
“Mi emoziona molto partecipare alla The Transat CIC, perché si tratta di una regata storica legata agli albori della vela oceanica, e quindi in un certo senso una regata che va rispettata, con una storia molto lunga nonché la regata che ha reso famoso questo sport in Francia con la vittoria di Tabarly contro gli inglesi. Inoltre, è sempre stata considerata la più dura delle traversate: primo perché è in solitario ma soprattutto perché non si naviga negli alisei. Per me da questo punto di vista è una regata nuova e molto diversa da quelle che sono abituato a fare. So che la rotta vincente sarà molto a Nord, si cercherà di fare meno strada possibile, passeremo sopra l’Anticiclone delle Azzorre. Il meteo sarà molto più rigido, rispetto alle altre transatlantiche che ho fatto, il vento più instabile e le onde… alte. Non vedo l’ora di vedere come è fatto questo Atlantico del Nord! Ho molta voglia di esplorare nuove rotte: l’idea di avvicinarmi con ALLA GRANDE PIRELLI al limite dei ghiacci, arrivare ai banchi di Terranova, per poi arrivare a New York è già di per sé una grandissima sfida”.
“La mia principale aspettativa da questa The Transat CIC è di confermare che sto molto bene a bordo da solo, cosa che di solito è stato uno dei miei punti di forza. Tra l’altro a parte la Route du Rhum che ho affrontato con una barca completamente nuova, è da tanto che non navigo in solitario… e non vedo l’ora. Sicuramente sarà per me una regata tostissima, la peggiore che abbia mai fatto da solo”.